Per afta si intende una lesione ulcerativa della mucosa della bocca e quando la frequenza di comparsa è elevata si parla di SAR (Stomatite aftosa ricorrente) e colpisce circa il 20 % della popolazione, con maggior frequenza donne e bambini (a partire dai 3-5 anni), e le fasce socioeconomiche più elevate.
La causa non è stata chiaramente identificata, ma sono state descritte varie condizioni che predispongono all’insorgenza di questa malattia. La causa della patologia è probabilmente multifattoriale: una alterazione del sistema immunitario locale può contribuire e fattori predisponenti includono traumi e microtraumi, scarsa igiene orale, stress emotivi, bassi livelli nel sangue di ferro, acido folico e di vitamina B12.
E’ stato osservato che la malattia, in circa il 40% dei casi, mostra una certa ricorrenza familiare e nonostante molti Autori abbiano sostenuto un possibile ruolo di virus quali l’HSV 1, il VZV e il CMV o di batteri quali lo streptococco sanguis o mitis o l’Helicobacter pilori, non sono mai state raggiunte delle conclusioni definitive sul significato eziologico di questi patogeni.
Alcune intolleranze alimentari, quali il consumo di cioccolato o l’intolleranza al glutine in generale, può provocare lo sviluppo di afte in alcune persone dopo l’ingestione di prodotti a base di grano, segale e orzo. In alcuni soggetti, il consumo di alimenti troppo salati, quali gli insaccati o le patatine in buste, provoca l’immediata comparsa di ulcere orali.
Molti studi hanno dimostrato che una sostanza tensioattiva presente in dentifrici e collutori, il sodio laurilsolfato (noto anche come laurilsolfato di sodio o con gli acronimi SDS o SLS), può originare lo sviluppo di afte orali e dermatiti.
Nei pazienti con SAR che presentano sintomi o segni sistemici è importante escludere la coesistenza di altre malattie predisponenti come la sindrome di Behçet, la malattia di Crohn, la colite ulcerosa e il morbo celiaco.
Altre malattie sistemiche che appaiono associate sono: l’agranulocitosi, la neutropenia ciclica, il pemfigoide bolloso, .
Si distinguono tre aspetti clinici principali della SAR: le afte minori, le afte maggiori e le afte erpetiformi.
- Le afte minori (diametro inferiore a 1 cm) sono le più frequenti (80% dei casi) e mostrano una preferenza per le zone di mucosa non cheratinizzata.
Sono localizzate solitamente in corrispondenza della mucosa vestibolare del labbro inferiore e hanno l’aspetto di ulcerazioni ricoperte da pseudomembrane e circondate da un alone eritematoso. - Le afte maggiori (diametro superiore a 1 cm) hanno un decorso clinico più prolungato rispetto alle afte minori. La mucosa labiale, i pilastri palatini e il palato molle sono le sedi più frequenti.
- Le afte erpetiformi (così denominate per la loro rassomiglianza alle ulcere erpetiche) appaiono come gruppi numerosi di ulcerazioni puntiformi.
La SAR viene spesso confusa con l’herpes simplex e a questo proposito è opportuno ricordare che quest’ultimo, a differenza della SAR, raramente si localizza nelle aree di mucosa non cheratinizzata. L’herpes simplex ha un tropismo per la mucosa cheratinizzata del palato duro, del bordo vermiglio delle labbra, del dorso linguale e della gengiva fissa.
Terapia
Nonostante siano stati provati vari farmaci non esiste una terapia specifica, anche perché non è stata individuata una causa determinante. Pertanto si utilizzano farmaci sintomatici per alleviare i fastidi e per velocizzare la guarigione dei tessuti coinvolti. In particolare, nella nostra esperienza clinica, si è rivelato molto utile applicare dei fitoterapici estratti da una pianta peruviana denominata Uncaria Tomentosa.